Il diario del Cinefilo

Fantozzi: Quando la critica fa ridere

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fantozzi L’impiegato Ugo Fantozzi è la maschera comica italiana più importante del Novecento, può sembrare un’affermazione forte, ma se prendiamo in esame i personaggi più iconici dello scorso secolo, troviamo tanti autori, registi del calibro di Monicelli, ma sarà evidente come solo Fantozzi sia riuscito a superare la barriera del tempo. A partire dalla celeberrima nuvola che segue gli impiegati ovunque essi vadano, sono innumerevoli le scene che possiamo citare e che sono persino entrate nel linguaggio comune, tanto da far parte dell’universo dei meme che popolano il web. Come, per esempio, il congiuntivo sbagliato batti lei . Il personaggio di Fantozzi nasce dalla mente di Paolo Villaggio che scrisse un libro, prima di farne un film, in cui si narravano le vicende di un impiegato di una grande azienda, schivo e perdente per natura, dalla cui vita veniva fuori altri personaggi iconici come la signorina Silvani o il ragionier Filini. La critica veicolata dall’opera di Villaggio è lampante, descrivendo la condizione quotidiana di un borghese, non più operaio ma costretto alla stessa vita dimessa, che pur di rimanere nella situazione economica in cui si trova è disposto a farsi vessare dal potere, perpetrato da un lavoro monotono, odioso e privo di qualsiasi aspirazione meritocratica. Considerare però Fantozzi come soltanto un film da ridere, precisando che parliamo del primo della saga per la regia di Salce, sarebbe tuttavia un errore, perché la fotografia dell’Italia borghese e burocratica che ne esce, è grigia e non lascia i protagonisti innocenti, nemmeno lo stesso Fantozzi. L’accettazione della propria condizione imprigiona l’essere umano in una routine da cui si rifiuta di uscire, rimanendo soggiogato al potere che si palesa, in tutta la sua magnificenza nel verso del termine, alla fine del film, quando Fantozzi incontra il mega direttore galattico. Un essere quasi non umano, investito del potere per eredità divina e contro cui il rivoluzionario Fantozzi, fresco degli studi di Marx, sceglie di arrendersi per continuare a servire. Non a caso il saluto più celebre presente nel film è: “ I miei più servili auguri di buon natale ed uno spettabile anno nuovo” .